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Tristi ricordi

In questi giorni ricorre l’ottavo triste anniversario della terribile alluvione che ha funestato la nostra regione nel 2000.
Era una domenica come tante, tutti erano un pò allarmati dalla pioggia che cadeva incessante da oltre 10 giorni, però nulla faceva presagire la terribile catastrofe che si sarebbe abbattuta sull’intero territorio della regione.
Ricordo che stavamo pranzando quando era suonato il campanello di casa; era in sindaco che chiedeva il supporto di mio marito e mio per l’assistenza sanitaria, in un centro che era stato allestito nel grande auditorium delle scuole medie e dove erano state portate tutte le famiglie di alcune frazioni, situate in basso nel paese, le cui case erano a forte rischio.
Non mi toglierò mai dalla mente la disperazione degli adulti e lo spavento dei bambini allontanati in fretta e furia dalle loro abitazioni.
Ma il peggio doveva arrivare e le notizie che giungevano dai paesi vicini erano terribili : case spazzate dalla furia dell’acqua, frazioni completamente travolte dalla furia dell’acqua e, purtroppo, persone scomparse, famiglie colte nel sonno e inghiottite dal fango.
Sono stati giorni terribili, vivere nell’isolamento totale e avere notizie frammentate, scoprire che nel fango hai perso persone conosciute…
Quando è stato possibile ho raggiunto il paese vicino al mio, in fuoristrada, insieme a mio marito, lo scenario era agghiacciante… nulla era più come prima, c’erano case sventrate dall’acqua e ovunque montagne di melma e fango che, nella loro folle corsa, avevano portato con loro tutto ciò che avevano trovato sul loro percorso; compresi gli oggetti e i ricordi di molte famiglie.
Ho visto anziani inginocchiati, scavare nel fango alla ricerca di qualche foto, di qualche oggetto personale.
In quei giorni terribili ho visto l’orgoglio e la tenacia della mia gente, gente di montagna che non si è risparmiata e, con grande generosità, ha scavato nelle macerie e non si è arresa alla furia della natura.
Sono passati otto anni, tutto è stato ripristinato, gli argini dei torrenti risostruiti, le campagne bonificate, ricostruita la casa a chi l’aveva perduta però, nei ricordi di tutti, rimarrà indelebile il segno di quei giorni terribili di distruzione e morte.

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Il vecchio caco

Guardando il’immagine del blog di Appasionata mi è venuto in mente il vecchio albero di caco che svettava fiero nel cortile della casa dove abitavo da bambina.

Era un’albero molto alto e robusto; in estate, con la sua folta chioma verde brillante, riparava noi bambini dal sole, in autunno era un vero spettacolo con i suoi rami ricoperti di frutti arancioni! Ma il compito più importante del vecchio caco era quello di reggere l’altalena che gli adulti avevano fissato al suo ramo più robusto…era un divertimento dondolarsi su quell’altalena e spingersi sempre più in alto, più alto fino a toccare le foglie e i frutti.

Caro caco, noi bambini di allora siamo cresciuti ma tu sei sempre lì, nel tuo cortile…forse non ci sono più bimbi nella grande casa ma tu mantieni inalterata la tua fierezza e la tua grandezza e, fra poco, ti rivestirai ancora di bellissimi frutti arancioni!

 

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Considerazioni

Che brutto sentimento l’invidia che offusca la lucidità delle persone, che ferisce persone inconsapevoli, che rende tutto sporco e oscuro !

Mi fanno pena le persone invidiose, anzichè utilizzare energie per realizzarsi sprecano tempo per infangare gli altri.

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Durante la solita passeggiata il mio adorato schnauzerone Ralph ha fatto la sua solita tappa…lui è solito fermarsi vicino ad una staccionata e, dopo esserci salito sopra con le zampe anteriori, si gode il paesaggio sottostante.

Oggi, scrutando l’orizzonte, mi sono persa nelle mie considerazioni.

Guardando le montagne che si stagliavano nel cielo terso e azzurro dopo la pioggia, mi sono trovata a pensare che amo moltissimo la mia regione, la amo con i suoi pregi e i suoi difetti. Abitare in una regione di montagna è molto affascinante ma i problemi esistono : in inverno occorre fare i conti con la neve e con il freddo, per spostarsi bisogna percorrere strade spesso irte e piene di curve, non ci sono troppi centri commerciali in cui fare spese però…però non potrei vivere in un altro luogo. Penso che l’amore per la mia Valle mi sia stato trasmesso dal mio papà che, trasferitosi con la famiglia da piccolo, qui aveva trovato tutto: l’istruzione, il lavoro, l’amore; lui era molto grato a questa terra e si era ambientato  e  inserito socialmente .

Papà, quando ero bambina, mi raccontava spesso delle lotte fatte dai nostri antenati per difendere l’autonomia della nostra Valle, per mantenere intatte quelle tradizioni culturali e linguistiche che, ancora oggi,  raccontano la storia di una popolazione.

Durante le mie riflessioni ho pensato che tutto questo è senso di appartenenza, mi sento di appartenere a questa terra, a queste montagne che, ovunque io guardi, si stagliano nel cielo. Qualcuno dice che queste montagne danno un senso di oppressione, di soffocamento, a me no, a me danno un grande senso di protezione e di sicurezza.

Grazie papà, grazie per avermi insegnato ad amare la terra in cui sono nata e spero che tu possa continuare a godere di questi splendidi orizzonti.

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